LA CARRESE di URURI. 3 Maggio 2012
Ururi: il SS. Legno della Croce |
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Ururi, la Carrese. |
Quella fra gjitonie è solo una delle contrapposizioni che entrano in gioco. La vera contrapposizione è quella che mette a confronto la cultura maggioritaria dei Latinì (Italiani) e la cultura minoritaria Arbëreshe; l’Arbëria (formata da tutti gli Arbëreshë d’Italia) e gli Arbëreshë del Molise; gli Arbëreshë molisani e i cosiddetti “Zampettari” (come vengono scherzosamente definiti i Molisani); la Pagliara maje maje dei Croati e la Carrese; la Carrese dei tre paesi arbëreshë e la Carrese di San Martino in Pensilis e Larino, i paesi non arbëreshë a pochi chilometri da Ururi.
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La Carrese di Montecilfone. Foto Archivio Kamastra http://www.youtube.com/watch?v=KjEa1vduBwI |
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http://sagre.zero.eu/2012/05/la-pagliara-maje-maje-2/calia |
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Larino. San Pardo. Foto di Guerino Trivisonno |
La Pagliara, insomma, non è slava, così la Carrese non è albanese, ma questi riti propiziatori, legati ai riti pagani della Madre Terra e ancora in uso nella diocesi di Larino, sono diventati via via riti religiosi e nel contempo strumenti di affermazione e rivendicazione identitaria per le due minoranze molisane. Questo spiega quanto abbiano attinto dai modelli molisani i due gruppi minoritari e perché la Carrese è un fenomeno “solo” molisano, che non interessa le altre comunità arbëreshë (ad esempio della Sicilia).
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Foto di Guerino Trivisonno |
Gli elementi che rimangono comuni, invece, sono rappresentati dal fatto che il carro vincitore avrà l’onore di portare la statua del Santo in processione: per Portocannone è la Madonna di Costantinopoli; per Chieuti San Giorgio Martire; e per San Martino in Pensilis il busto di San Leo, per Ururi le reliquie della Santa Croce. Inoltre tutte le Carresi si svolgono fra fine aprile e gli inizi di maggio, tranne quella di Portocannone che è mobile in quanto legata al giorno della Pentecoste, a conferma del fatto che la loro rappresentazione è fedele a uno schema che si ritrova nei riti di incremento, cioè in quelle cerimonie religiose atte ad assicurare o a promuovere la riproduzione delle specie animali o la crescita dei raccolti.
In termini più generali, la Carrese è uno degli strumenti messi in atto per affermare la propria alterità etnica, attraverso la condivisione di quei valori e di quei simboli che creano un comune sentire e al contempo la mediazione fra le diversità, secondo il doppio codice di relazione ed opposizione noi/loro. La Carrese, attraverso la tradizione, inventa le differenze ed alimenta il gioco della doppia identità (albanese ed italiana, arbëreshe e molisana); alimenta il culto della provenienza e delle origini comuni; ricostruisce la propria storia e con essa un rapporto mitologicamente appagante con il passato; ma soprattutto riattualizza il proprio passato di soldati divenuti contadini.
Ururi, 3 Maggio 2012 |
Insieme alla Pagliara dei Croati del Molise, la Carrese rientra nei riti pagani celebrati in primavera (come la festa dei Serpari di San Domenico a Cocullo, il Matrimonio degli alberi ad Accettura, ecc.) per assicurare ed incrementare il raccolto o la riproduzione delle specie animali, in un momento stagionale critico, in cui le forze vitali si risvegliano, un po' fra l’essere e il non essere, per cui è necessario incoraggiarle magicamente con canti, suoni e laudate, come quella di San Martino in Pensilis ed Ururi. Come diceva Alfonso Di Nola (Gli aspetti magico-rituali di una cultura subalterna italiana, Bollati Boringhieri): “La festa è solidale delle specifiche fasi del ciclo produttivo, dei momenti, cioè, di disimpegno della rotazione coltivatoria, o anche, in una coincidenza ricca di conflittualità, dei momenti di maggior tensione e attesa (periodi dell’inizio delle semine, della prima germogliatura, dell’imminenza delle messi, ecc.).”
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Ururi, l'arrivo dei tre carri. |
La Carrese di Ururi rappresenta un esempio di polisemia identitaria; gli Arbëreshë mantengono sempre la capacità di fare propri gli elementi attinti dall’incontro/scontro con le altre culture, maggioritarie o minoritarie che siano, e di cambiare segno o attribuire più significati allo stesso segno o fattore identitario. L’identità degli Arbëreshë, infatti, è stata creata attraverso sei elementi, una sorta di cubo di Rubik dell’identità, di cui ogni volta si deve comporre il lato spostando le tessere e gli elementi che lo costruiscono: l’Arbërisht, l’Endogamia (etnica e di villaggio), il Rito greco bizantino (presente solo nelle due Eparchie di Lungro e Piana degli Albanesi), il Costume (anzi i Costumi, visto che elementi come il Brezi esistono solo nel Costume di Piana degli Albanesi), la Carrese (anzi le Carresi), e la Musica (anzi le Musiche).