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giovedì 12 gennaio 2012

L'approdo. Opera all'Umanità Migrante



di Anna Maria Ragno


Nell’ambito del progetto artistico "L'Approdo. Opera all'Umanità Migrante", otto giovani artisti hanno accolto la sfida di trasformare la motovedetta albanese Kater I Rades in un'opera d'arte dedicata ai dispersi per mare durante le migrazioni.

Lo scafo arrugginito della Kater-I-Rades
Il workshop internazionale d'arte contemporanea è stato organizzato dalla cooperativa Artemisia, in collaborazione con la Biennale dei Giovani Artisti d'Europa e del Mediterraneo e coordinato dallo scultore greco Costas Varotsos. Alla conferenza stampa, tenutasi ad Otranto il 29 dicembre scorso, era presente anche lo scrittore Alessandro Leogrande, autore del saggio “Il Naufragio. Morte nel Mediterraneo”. Nel corso dei dieci giorni del workshop sono stati ideati e realizzati otto opere d’arte,  utilizzando materiali e linguaggi diversi, dalla pietra al legno, dallo specchio al gesso, dalla luce al suono alla fotografia. 

Gli artisti Arta Ngucaj e Arben Beqiraj (Scaf.Scaf), in rappresentanza dell’Albania, hanno interpretato il desiderio dei familiari delle vittime di partecipare attivamente al progetto promosso dal Comune di Otranto, fornendo le immagini dei volti delle vittime.

L’artista italiana Raffaela Zizzari, ha eretto i remi a simbolo degli approdi che da vent'anni si verificano sulla costa salentina. Venti remi tutti diversi, appositamente prestati per l'occasione dai pescatori di Otranto e Gallipoli. Venti remi come gli anni passati dai primi sbarchi. Remi come uomini appena sbarcati, per ricordare quanti un remo, o uno scoglio a cui aggrapparsi non l'hanno trovato. 


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