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martedì 29 gennaio 2013

Il battesimo delle bambole: il comparatico arbëresh.



IL RITO DEL BATTESIMO FRA GLI ARBËRESHË
Enzo Spera, docente di Antropologia all'Università di Siena, ha curato per la RAI-TV un servizio su "Il battesimo delle bambole a Barile"; mentre Giovanni B. Bronzini dell'Università di Bari, cattedra di Tradizioni Popolari e V. Presidente nazionale F.l.T.P., lo ha ampiamente studiato a San Paolo e San Costantino Albanese (Potenza), pubblicando diversi saggi e pubblicazioni.
Il battesimo fra gli Arbëreshë, come rito di ingresso ufficiale nella comunità cristiana, ha tutt'altro significato e diversa modalità di somministrazione. Emerge - soprattutto - in tale evento la suggestiva figura, in sfarzosi paramenti greco-bizantini, del papàs (il sacerdote orientale, presente in circa trenta comunità etniche del territorio italiano) davanti all'ikonòstasi, mentre l'ispirata corale intona i canti dell'iniziazione (in lingua: 'Ndrikuila-kumbari e/o 'NdrikuilaNuni) il papàs - dopo aver introdotto "prindet" (i genitori) e tutti i parenti ("gjirit") alla liturgia bizantina con le litanìe diaconali - avvia la benedizione dell'acqua e dell'olio.
Questa fase rituale viene accompagnata, dal celebrante, con tre segni di croce sulla "Kolinvithra" e da una triplice alitazione. Indi il papàs invita i testimoni a porgergli la creatura (fàmulli se maschio, fàmulla se femmina) senza alcun indumento, perché possa immergerla tre volte ancora nel bagno "di purificazione " dal peccato originale (lo stesso in India si effettua, mutatis mutandis, nelle acque del "sacro" fiume Gange).
Un'altra caratteristica della spiritualità bizantina risiede nel conferimento immediatamente successivo secondo quei canoni, del sacramento della cresima e della stessa comunione. La 'Kolinvithra" è, generalmente, una grande bacinella in rame artisticamente lavorato. Segue, dopo la cerimonia religiosa, lo scambio dei regali da parte dei testimoni che entrano, così, a far parte di quella famiglia e di quella rete sociale di solidarietà (in Arbéresh, definita "gitonìe") oppure, con il poeta, "besa gjiakut" (la promessa inalienabile di fede e lealtà verso la memoria ed il sangue degli antenati skipetari). Va anche detto che l'origine tradizionale, teste descritta, sta diffondendosi, a macchia d'olio, nelle numerose comunitna alloglotte d'Italia, così come nelle grandi città che ospitano folti gruppi d'immigrati della nostra "Arberìa": Torino, Milano, Firenze, Roma, Bari, Cosenza e Palermo.

Fotografia, Roberto Alzani
Montaggio, Bruno Perna
Regia, Sandro Lai

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