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lunedì 24 giugno 2013

Elezioni politiche in Albania; test cruciale per l'entrata in UE

di Emanuela Frate
Articolo da: ilmediterraneo.it del 22 Giugno 2013

Mancano poche ore all'apertura dei seggi elettorali in Albania. Domani 1,5 milioni di elettori albanesi saranno chiamati alle urne per  rinnovare il Parlamento. Questa volta l’Albania sarà sotto la lente d’ingrandimento degli osservatori stranieri e della UE che non potrebbero accettare accuse di brogli e incertezze come avvenne nel 2009 quando si svolsero le passate elezioni legislative che decretarono la vittoria dell’attuale Premier Sali Berisha. Come si diceva poc’anzi, l’Albania sarà un sorvegliato speciale e lo svolgimento di questa nuova tornata elettorale sarà il banco di prova per garantire al Paese delle due Aquile quell’affidabilità necessaria per poter ottenere l’agognato status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea che, ad oggi, è stato rigettato per la terza volta. Si tratta dunque di elezioni cruciali per il piccolo Paese balcanico che ancora fatica a trovare la sua strada. L’Albania infatti è ancora pesantemente afflitta dal clientelismo, dalla corruzione dilagante e da una forte disoccupazione. Ed anche il sogno europeo viene molto ridimensionato dopo la crisi profonda che vivono Grecia e Italia dove risiedono molti albanesi (molti dei quali hanno perso il lavoro dopo la chiusura ed il fallimento di molte aziende).


ELEZIONI ALBANIA: DUE CANDIDATI IN SFIDA 
La sfida è tra due candidati: c’è il Premier uscente Sali Berisha del Partito Democratico che si candida a rigoveranre il Paese  per la terza volta. Berisha, inviso alla diplomazia internazionale per le sue politiche, punta sui passi in avanti fatti dal suo Governo come l’integrazione alla NATO, le liberalizzazioni dei visti per i Paesi di area Shengen e le molteplici opere pubbliche (negli ultimi anni si è assistito ad un sensibile incremento nella costruzione di edifici e dei cantieri per l’installazione di pale eoliche e/o di pannelli solari). Edi Rama, il candidato socialista, con il suo slogan “Rilindje” mira a smantellare le politiche del suo avversario politico, tacciato di collusione con imprenditori e personaggi non del tutto limpidi. La tattica dei due avversari è comunque quella di screditarsi reciprocamente piuttosto che concentrarsi sui programmi politici per fare uscire il Paese dallo stallo economico e sociale in cui vive da decenni.
Ma l’incognita potrebbe essere rappresentata anche dall’outsider Kreshik Spahiu, leader del movimento di estrema destra “Alleanza Rossonera”(riprendendo i colori della bandiera albanese). Spahiu è una vera mina vagante che potrebbe raccogliere molti consensi. Egli infatti è un avvocato, considerato estraneo alla politica tradizionale ed ai complotti, ai voltagabbana e ai tornaconti personali che hanno contraddistinto i politici albanesi. Alleanza Rossonera come Alba Dorata in Grecia? O forse Spahiu è più simile al Beppe Grillo nazionale? Il Populismo approda dunque anche in Albania? Difficile da dire… 


ELEZIONI ALBANIA: ASTENSIONE AL VOTO E DEMORALIZZAZIONE
Un’altra incognita può essere rappresentata dall’astensionismo che è un fenomeno comune un po’ a tutti i popoli europei. Molti albanesi infatti si dicono rassegnati, demoralizzati e probabilmente non si recheranno alle urne perché “tanto non cambia nulla”. Anche la CEC (Comitato Elettorale Centrale) che vigila sul buon andamento delle elezioni potrebbe non essere all’altezza di un compito così delicato dopo che alcuni membri dell’opposizione sono stati rimossi e sostituiti dai fedelissimi del Premier Berisha. Gli albanesi insomma vedono  un’Europa che arranca e non la considerano più quel Eldorado  dove rifugiarsi. Vorrebbero una Primavera balcanica sulla falsariga delle Primavere Arabe e di ciò che sta succedendo in Piazza Taksim in Turchia. Ma sembra ancora un miraggio lontano. Come quando, nel gennaio del 2011, quattro manifestanti che protestavano contro il Governo Berisha e contro il VicePremier Ilir Meta, coinvolto in uno scandalo di corruzione, furono uccisi dalla polizia e, tutt’ora risulta ignota la dinamica dei fatti e chi furono i responsabili della morte dei quattro civili uccisi. 

Insomma, la situazione in Albania è più che mai ingarbugliata e, anche se i sondaggi danno in vantaggio il centro-sinistra di Edi Rama, tutto è possibile e controvertibile in un Paese dove le Istituzioni democratiche sono ancora molto fragili.

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