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giovedì 11 ottobre 2012

Canto e poesia di Civita. Silvana Licursi: La Colomba - Pëllumbi (o Pllumb'thi)

di Silvana Licursi




Questo è certamente uno dei più bei canti della tradizione
musicale Arbëreshe, così come Civita è uno dei paesi più belli, senza voler
fare torto a nessuno. Il proprio paese si ama "senza se e senza ma",  non
c'è nulla da spiegare. Il tema del "messaggero d'amore", l'identificazione
dell'amata con una colomba, gli innamorati descritti come colombi (persino
Paolo e Francesca nel V canto dell'Inferno dantesco): sono elementi presenti
già nella poesia antica, poi in quella dei trovatori, nei poeti romantici,
fino alla "Palummella, zompa e vola" della canzone napoletana. Il canto di
Civita è per delicatezza e splendore delle immagini e per la struggente
malinconia del sentimento espresso una realizzazione del tema di altissima
qualità poetica, paragonabile -a mio giudizio- a certi frammenti dei lirici
greci o della poesia alessandrina. Mi piace ricordare, con l'occasione, che
quando con i miei ottimi musicisti ho eseguito questo canto a Colonia, nel
grande teatro del Westdeutscher Rundfunk, il pubblico (numerosissimo) alla
fine si è alzato in piedi per applaudire. L'ho sentito non come un omaggio
alla mia persona, ma come un successo della grazia e della bellezza della
musica, che era arrivata in volo -come una colomba- nel cuore di tutti.




Due note sulle note de "La Colomba"  (Pëllumbi)
di Anna Maria Ragno
Due note sulle note della Colomba, tanto l’emozione non ha voce, la bellezza non si può raccontare, la speranza e il dolore hanno il pudore dell’intimità.
Mi sottopongo volontariamente all’esperimento di scrivere quello che penso in cinque minuti, il tempo di ascoltarla, e di aspettare che questa colomba ritorni col suo ramoscello d’ulivo nel becco ad annunciare che è arrivata una nuova pasqua del cuore, la resurrezione dal dolore e dalla perdita, il riscatto della memoria. Che canzone è? Non ha quasi struttura melodica e sviluppo armonico, è pathos allo stato puro che cresce con il ritmo incessante del Bolero di Ravel; è empatia che ti fa scendere negli inferi del ricordo, della nostalgia, della tenerezza.
La musica arbëreshe è andata oltre il Fado di Amalia Rodrigues, la Llorona di Chavela Vargas, i canti religiosi di Maria Carta e di Giuni Russo. La Licursi ha superato la Licursi.



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