(articolo di Anna Maria Ragno)
A Barile, ("Barilli" in arbëreshë), comune di circa 3.000 abitanti della provincia di Potenza, per il Venerdì Santo è tradizione che si ripetano i Misteri della Passione.
A Barile, ("Barilli" in arbëreshë), comune di circa 3.000 abitanti della provincia di Potenza, per il Venerdì Santo è tradizione che si ripetano i Misteri della Passione.
Non
vi sono fonti storiche che documentino con precisione l'epoca in cui
ebbe luogo la prima sacra
rappresentazione della Via Crucis,
ma molti studiosi ritengono che possa essere stata istituita dal
Clero Romano nel 1600,
per accelerare il difficile processo di "latinizzazione"
del rito greco che, nonostante ripetuti interventi dei vescovi
Melfitani, ancora
sopravviveva.
Il
corteo. Il Venerdì Santo il
corteo, composto da circa 120 figuranti, si snoda lungo le
vie strette del centro storico. I giovani si travestono da
«Centurioni a cavallo» e iniziano a girare per le strade in cui si
snoderà la processione. Uno dei «Centurioni» è munito di tromba e
la suona stazionando sotto le abitazioni di chi impersonerà il
«Cristo con la croce» e la «Madonna». Il suono della tromba, i
falò, i canti popolari e le preghiere indicano chiaramente che la
comunità barilese sta preparando la “sua” Via Crucis.
La
processione è quindi
preceduta
dai
tre centurioni
a cavallo; seguono poi tre bambine vestite di bianco che
simboleggiano le
tre Marie, una ragazza vestita di nero e 33 ragazze vestite
anch'esse di nero, che rappresentano gli anni di Cristo.
La
Via Crucis
mostra un’evidente commistione di elementi sacri e profani.
Infatti,
accanto
ai
personaggi classici del "dramma Evangelico", la
sacra rappresentazione vede
la presenza di personaggi
tipici della cultura e della simbologia popolare. Fra questi, sono
particolarmente significative le
figure della "Zingara", del "Moro" e del "Malco",
personaggi che vogliono simbolicamente rappresentare i peccati
dell’idolatria,
dell’ira
e della
lussuria.
Il
Moro. È un personaggio pagano. Non ha origini precise.
Forse simboleggia i Turchi, che nel 1400 minacciarono l’Albania,
causando dal «Paese delle aquile» la fuga di molti cittadini.
Il
Malco. Calza scarponi rovesciati come cilicio. Non ha
nella processione una collocazione fissa. Rappresenta l’ebreo
errante e colui che schiaffeggiò Gesù. È incappucciato ed
irrequieto, perché condannato a non trovare più pace per l’offesa
arrecata a Cristo.
La
Zingara. Secondo la tradizione è colei che fornì i
chiodi forgiati rudemente per la crocifissione di Cristo. La Zingara,
incurante delle sofferenze dei personaggi cristiani, sfila
pavoneggiandosi, accompagnata dalla «Zingarella», sorridendo e
distribuendo ceci alla
gente. Petto e mani sono completamente ricoperti d’oro.
E’ lei, la Zingara, che simboleggia la ricchezza
mista a pericolo e malvagità; è
lei il simbolo della lussuria.
I
ceci.
Ma perché la Zingara offre i ceci? In
questa offerta la garanzia della Resurrezione: i ceci sono il pasto
dei defunti fin dall'antichità.
L’oro
della Zingara. Da Natale in poi
la ragazza che interpreterà la zingara, di solito una bella bruna
prosperosa, riunisce gli ori delle famiglie del paese. Con i venti
chili di splendidi ori antichi che così raccoglie, la zingara
"costruisce" un corpetto ricchissimo.
Anche le
dita, le braccia, i capelli e il collo sono
ricoperti d’oro.
Davanti
al Cristo
insanguinato, ella ancheggia
vistosamente e ride sfacciatamente, regalando
alla gente i ceci,
che estrae
dal cestino
in cui si intravedono dei
chiodi: i chiodi della
crocifissione. Malvagità e
bellezza, empietà e ostentazione, sensualità
e arroganza si identificano nella
rappresentazione femminile del male.
Nella
sacra rappresentazione della Passione del Cristo di Barile, come
nell’arte bizantina delle icone e nei ricchi ed opulenti costumi
arbëreshë,
l’oro
compare sempre. Copre
i simboli e riveste i personaggi della sacra rappresentazione: copre
le croci e gli abiti delle “tre Marie”; impreziosisce le dita dei
sacerdoti del Sinedrio; intesse il vestito dell’Addolorata. Ma,
soprattutto, "veste" la zingara.
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