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domenica 25 febbraio 2018

La Zingara di Barile.

(articolo di Anna Maria Ragno)
A Barile, ("Barilli" in arbëreshë), comune di circa 3.000 abitanti della provincia di Potenza, per il Venerdì Santo è tradizione che si ripetano i Misteri della Passione.


Non vi sono fonti storiche che documentino con precisione l'epoca in cui ebbe luogo la prima sacra rappresentazione della Via Crucis, ma molti studiosi ritengono che possa essere stata istituita dal Clero Romano nel 1600, per accelerare il difficile processo di "latinizzazione" del rito greco che, nonostante ripetuti interventi dei vescovi Melfitani, ancora sopravviveva.
Il corteo. Il Venerdì Santo il corteo, composto da circa 120 figuranti, si snoda lungo le vie strette del centro storico. I giovani si travestono da «Centurioni a cavallo» e iniziano a girare per le strade in cui si snoderà la processione. Uno dei «Centurioni» è munito di tromba e la suona stazionando sotto le abitazioni di chi impersonerà il «Cristo con la croce» e la «Madonna». Il suono della tromba, i falò, i canti popolari e le preghiere indicano chiaramente che la comunità barilese sta preparando la “sua” Via Crucis.
La processione è quindi preceduta dai tre centurioni a cavallo; seguono poi tre bambine vestite di bianco che simboleggiano le tre Marie, una ragazza vestita di nero e 33 ragazze vestite anch'esse di nero, che rappresentano gli anni di Cristo.
La Via Crucis mostra un’evidente commistione di elementi sacri e profani. Infatti, accanto ai personaggi classici del "dramma Evangelico", la sacra rappresentazione vede la presenza di personaggi tipici della cultura e della simbologia popolare. Fra questi, sono particolarmente significative le figure della "Zingara", del "Moro" e del "Malco", personaggi che vogliono simbolicamente rappresentare i peccati dell’idolatria, dell’ira e della lussuria.
Il Moro. È un personaggio pagano. Non ha origini precise. Forse simboleggia i Turchi, che nel 1400 minacciarono l’Albania, causando dal «Paese delle aquile» la fuga di molti cittadini.
Il Malco. Calza scarponi rovesciati come cilicio. Non ha nella processione una collocazione fissa. Rappresenta l’ebreo errante e colui che schiaffeggiò Gesù. È incappucciato ed irrequieto, perché condannato a non trovare più pace per l’offesa arrecata a Cristo.
La Zingara. Secondo la tradizione è colei che fornì i chiodi forgiati rudemente per la crocifissione di Cristo. La Zingara, incurante delle sofferenze dei personaggi cristiani, sfila pavoneggiandosi, accompagnata dalla «Zingarella», sorridendo e distribuendo ceci alla gente. Petto e mani sono completamente ricoperti d’oro. E’ lei, la Zingara, che simboleggia la ricchezza mista a pericolo e malvagità; è lei il simbolo della lussuria.


I ceci. Ma perché la Zingara offre i ceci? In questa offerta la garanzia della Resurrezione: i ceci sono il pasto dei defunti fin dall'antichità.
L’oro della Zingara. Da Natale in poi la ragazza che interpreterà la zingara, di solito una bella bruna prosperosa, riunisce gli ori delle famiglie del paese. Con i venti chili di splendidi ori antichi che così raccoglie, la zingara "costruisce" un corpetto ricchissimo. Anche le dita, le braccia, i capelli e il collo sono ricoperti d’oro.
Davanti al Cristo insanguinato, ella ancheggia vistosamente e ride sfacciatamente, regalando alla gente i ceci, che estrae dal cestino in cui si intravedono dei chiodi: i chiodi della crocifissione. Malvagità e bellezza, empietà e ostentazione, sensualità e arroganza si identificano nella rappresentazione femminile del male.


Nella sacra rappresentazione della Passione del Cristo di Barile, come nell’arte bizantina delle icone e nei ricchi ed opulenti costumi arbëreshë, l’oro compare sempre. Copre i simboli e riveste i personaggi della sacra rappresentazione: copre le croci e gli abiti delle “tre Marie”; impreziosisce le dita dei sacerdoti del Sinedrio; intesse il vestito dell’Addolorata. Ma, soprattutto, "veste" la zingara.