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lunedì 25 dicembre 2017

L'oro di Piana.

(di Anna Maria Ragno)

Il costume tradizionale femminile, la lingua e il rito greco bizantino, sono i segni più evidenti della diversità culturale arbëreshë. Questi tre elementi rappresentano la più sentita ed autentica espressione di mantenimento dell'identità italo-albanese.
Ma come ben sappiamo, oltre al costume, alla lingua e al rito, sopravvivono elementi apparentemente “più deboli o di secondo livello” come le Vallje, le Carresi, la musica, la gastronomia, ecc. ecc.
Vi è, inoltre, un elemento che non viene mai citato, ma che costituisce forse l’elemento principale del mantenimento dell’identità italo-albanese e dell’ arberisht: l’endogamia, cioè la scelta preferenziale del coniuge all'interno del proprio gruppo etnico (endogamia etnica) o del proprio villaggio (endogamia di villaggio).
Ogni comunità, quindi, si caratterizza attraverso una serie elementi distintivi. La comunità di Piana degli Albanesi conserva come in uno scrigno ben tre elementi distintivi: la lingua, il rito greco bizantino e il costume.

In generale, riguardo ai costumi femminili non si hanno molte notizie specifiche, se si escludono gli scritti del Pitrè, i tanti cenni su testi letterali di scrittori locali e le poche documentazioni iconografiche.
Vi sono diverse testimonianze artistiche sugli abiti dei Greco-albanesi di Piana degli Albanesi, tra cui le stampe di Vuillier (XVIII secolo), le pitture e gli schizzi di Ettore De Maria Bergler e i ritratti di Antonietta Raphaël, in parte conservate alla Galleria d'Arte del complesso monumentale di Sant'Anna a Palermo. Esistono, inoltre, diverse stampe private, acquarelli e cartoline di autori sconosciuti, che ritraggono e testimoniano l'incomparabilità del costume e degli ori di Piana degli Albanesi.
Quello che è sicuro è che in oltre cinque secoli il costume tradizionale femminile arbereshe ha mantenuto l'aspetto costitutivo orientale bizantino, che come sappiamo si caratterizza per l'uso dei colori accesi, l'ampio drappeggio, le maniche lunghe e larghe e le stoffe preziose ricamate di seta, oro e argento. Probabilmente ha subito piccole trasformazioni con influssi nei secoli che si sono succeduti, rendendolo così un abito unico e inimitabile, di incomparabile bellezza.


Gli abiti tradizionali, legati ai vari momenti della vita delle donne, dalla quotidianità al matrimonio, scandivano i ritmi della tradizione sociale del passato. Tramandati di madre in figlia e conservati gelosamente, non sono più abiti di uso comune, ma costumi, e quindi strumenti di identificazione che assolvono quasi esclusivamente a funzioni simboliche circoscritte ad alcune occasioni legate al rito greco bizantino, alla festa e al ciclo della vita (battesimi, matrimoni e funerali).
La perdita progressiva di questo legame ebbe inizio dagli anni quaranta, quando nel dopo guerra si introdussero in Europa nuovi vestiti pratici e leggeri. Negli anni cinquanta e anni sessanta cadde quasi in disuso l'abito di mezza festa e l'abito giornaliero. Ma gli sfarzosi ed eleganti abiti, hanno conservato intatta la propria specificità e ancora oggi vengono indossati in occasioni particolari, continuando ad essere preservati meticolosamente dalle donne di Piana degli Albanesi. Le occasioni sono rappresentate dalle grandi cerimonie religiose e festive legate alla Settimana Santa (Java e Madhe) e alla Pasqua (Pashkët), all'Epifania (Ujët të Pagëzuam), ai battesimi (pagëzime) e ai matrimoni (martesë).
Per la preziosità dei suoi tessuti e dei suoi ricami, il costume più bello delle donne di Piana degli Albanesi è senza paura di smentita il costume nuziale.
Unici nel loro genere, gli abiti da sposa sono composti da una gonna e da un corpetto di seta rossa con ricami floreali in oro, separati da una cintura di argento (brezi), in genere del peso di più di un chilogrammo, costituita da varie maglie lavorate del prezioso metallo, con al centro, scolpita in rilievo, una figura di un Santo orientale venerato: comunemente San Giorgio, San Demetrio o Maria Odigitria. 
Sul capo le donne di Piana portano il velo (sqepi) e il copricapo (keza), simbolo del nuovo status di donne maritate. Sotto la cintura e sul capo, infine, un fiocco (shkoka) verde con ricami interamente in oro, a quattro e a tre petali.
Il costume da sposa è generalmente completato dai gioielli: orecchini pendenti (pindajet) d’oro rosso e bianco con pietre preziose incastonate (diamanti, smeraldi, rubini); un girocollo di velluto con pendente (kriqja e kurçetës) sempre con le stesse pietre preziose incastonate; un anello di diamanti grezzi di forma rotonda (domanti); una collana a doppio filo di pietre di granata chiusa in più punti da sfere di filigrana (rrusarji) con pendente di diversa forma contenente, in origine, una reliquia. 


Il video che segue illustra la preziosa produzione orafa dei quattro fratelli Lucito di Piana degli Albanesi.



La qualità della produzione, quasi ininterrotta, dei costumi, si deve alla grande abilità artigianale delle ricamatrici arbëreshe specialiste nel ricamare l'oro e nel trasformare la seta (mola), il velluto e l'oro (in fili, in lenticciole e in canatiglie) in raffinati e preziosi abiti, usando il tombolo o il telaio o semplicemente l'ago, come si fa per la ricciatura a nido d'api della maniche della camicia e per i merletti a punto ad ago.
Anche le attività lavorative correlate hanno un rilievo molto importante e offrono un illuminante spaccato socio-economico. L'impiego di manodopera quasi esclusivamente femminile rinvia, infatti, ad una divisione del lavoro, nella società e nella famiglia, di tipo tradizionale, e le donne, avviate a questa attività sin dall'infanzia, gradualmente raggiungevano una perizia tecnica che consentiva loro di provvedere direttamente alla preparazione del corredo.
La gran parte della produzione dei manufatti è dovuta storicamente a questo artigianato domestico che, pur basato su canoni di pura riproduzione dei motivi, ha raggiunto livelli artistico-estetici spesso ragguardevoli con il concorso del gusto personale delle operatrici, la cui formazione non si esauriva nell'ambito familiare ma, specialmente dal secolo XVIII, ha potuto beneficiare di una vera e propria scuola di ricamo quale era a quel tempo il Collegio di Maria di Piana degli Albanesi, dove ancora oggi esiste un'esposizione permanente di quei ricami.
Vere e proprie opere d'arte, i costumi e i gioielli della tradizione arbereshe sono un vero e proprio scrigno di saperi materiali ed immateriali, un patrimonio inestimabile da custodire e tramandare alle generazioni future.

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