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domenica 5 febbraio 2012

Si gjah bora - Come la neve

Droqe ma lëkëng  - Fusilli con la salsiccia 


di Fernanda Pugliese


Nevica. E' molto bello, è uno spettacolo della natura, ma poi? Quello che succede poi, ve lo lascio immaginare! Ora, non ci voglio pensare. 
Da buona massaia ho già messo a cucinare il ragù di salsiccia, braciola e cacio e uovo. Braciola e polpette di cacio e uovo sono una variante introdotta da mia madre. Era un modo per accontentare chi non voleva la salsiccia per secondo, ma poi si è rivelato una specialità. Questo ragù ovviamente, si sposa con le "droqe", così nella nostra amata lingua albanese chiamiamo i fusilli. Stamattina mi sono alzata, come sempre prima del'alba ,con un pensiero: i fusilli. Non li facevo da molto tempo e avevo il timore di essermi dimenticata. Non ricordavo se avevo ancora il ferro da ombrello. Il dubbio si è subito dileguato. In una casa di persone che amano la tradizione, il ferro per i fusilli non può mancare. Se pure se ne perde uno, da qualche parte nei tiretti, almeno un doppione, o più di uno, ci deve pur stare! E infatti.
Fernanda Pugliese dalla trasmissione di Rai 3 "Italia Agricoltura"
Dunque, ho preparato i fusilli per quattro, cinque o sei persone. Oggi aspetto i figli! Ma nevica? Li aspetto comunque e poi, chissà, qualche ospite all'improvviso, potrebbe pure arrivare. Semola di grano duro ( tre pugni a mani piene), 1 uovo ( per la consistenza dell'impasto), acqua q.b. e un pizzico di sale. 
Dopo aver amalgamato gli ingredienti nella farina a fontana, l' ho fatta assorbire lentamente fino a farla diventare una consistente massa, dopo di che, l'ho lavorata a lungo, con le mani, comprimendo, fino a farla diventare lucida e setosa. Poi, ho fatto un cono, l'ho schiacciato e con un coltello ho tagliato le strisce di pasta. Le ho lavorate ad una ad una, le ho assottigliate, ricavando tanti bastoncini di circa 3 millimetri di diametro e poi, via, col ferro. Li ho incavati ad uno ad uno con una leggera pressione delle mani. . Non vi dico il suono del ferro sulla tavola di legno, attutito dalla sfoglia arrotolata sullo stesso: una vibrazione, una nota di buon gusto, un anticipo di sapori, una inondazione di profumi provenienti dal tegame del ragù sul fornello. 
Cerimonia del 17 marzo 2011
 in Piazza Marconi, Montecilfone
Dalle finestre vedo la neve, è chiaro oramai il cielo. Si è fatto giorno. Il caffè è pronto, lo verso nella mia solita , amica tazzina, è sempre la stessa, anche lei aveva il suo doppio! Bevo il caffè guardando fuori dalla finestra. Mi fa compagnia l'Italia turrita, posta al centro della piazza, dove sormonta una fontana. La sua corona è imbiancata, la neve scivola sul suo mantello e si posa ai suoi piedi. Non passa nessuno. Anche il bar oggi è chiuso. Io e la vecchia Signora di pietra, spesso ci facciamo compagnia. Lei non parla ma sa che di lei so tutto. L'anno scorso in una situazione analoga, durante la lunga clausura, mi sono bene informata sul suo conto, l'ho anche fotografata e ho raccontato ai miei concittadini, in modo particolare ai bambini, la sua romantica e gloriosa storia. E' stata felice quando il 17 marzo, con gli studenti e uno stuolo di autorità, l'ho fatta cingere con la corona di alloro. Doveroso e sentito omaggio a una gran bella Signora, l'ITALIA . Qualcuno, molto volgarmente,vedendola sempre in piazza e in forma prorompente, l'aveva un tantino offesa, non sapendo chi fosse. Spesso, ci si sbaglia, un po' per cattiveria, un po' per ignoranza. Lei, ovviamente, non si è scomposta era e rimane lì, ferma, in posa statuaria. Io ritorno in cucina, allineo i fusilli a filari, rigiro il sugo, controllo che bolla a fuoco lento.  Dimenticavo il formaggio. Il pecorino? Lo grattugerò fresco e lo cospargerò direttamente a tavola, sul piatto fumante. Lo farò cadere copioso e lentamente, come la neve. 
Droqe ma lëkëng



















2 commenti:

  1. Cara Fernada che bello il tuo mondo, il tuo fare ed essere sempre kamastra, il tuo sincretismo umano, culinario e culturale... Che belle queste mamme che nutrono di sè culturalmente e gastronomicamente figli ed allievi, concittadini e amici. Al centro del tuo mondo c'è davvero una catena a cui appendi il tuo dire e il tuo fare, il tuo essere e fare cibo per la mente, per il corpo, per il nostro piccolo sapere. Anna

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