(di
Elsa Musacchio)
Portocannone. Foto Elsa Musacchio. |
Sto
seduta davanti al computer e non so come iniziare a raccontare quello
che ho provato quando le prime case del paese si sono presentate
davanti ai miei occhi. E' stata un'emozione grandissima che mi ha
fatto battere il cuore in modo incredibile. Ero finalmente a casa!
Nella casa della mia infanzia dove tutto era fantastico. Le corse per
le strade e le amiche con le quali si correva in mezzo al brecciolino
e ai carri. Sì, ora andiamo tutti in macchina ma, allora il carretto
e il cavallo erano i nostri mezzi di spostamento. Si andava al mare
col carretto e il telo che serviva per la raccolta delle olive
diventava l'ombrellone. E noi tutti eravamo felici per quel poco che
avevamo.
Prima visita a mia cugina Filomena alla quale sono
legatissima perché è l'unica forse, che ha tenuto il contatto con
la mia anima arbëresh. Agli altri parenti voglio bene
ma, sinceramente, li sento un po' estranei. L'ho trovata provata nel
fisico ma ha conservato una mente sveglia.
Elsa con l'amica Cristina. |
La Madonna si Costantinopoli. Foto Musacchio |
Seconda tappa dalla mia
amica Cristina Acciaro. Donna impegnatissima ma sempre disponibile..
Ho portato i miei amici nella nostra chiesa davanti alla nostra
Madonna. Anche lì quanti ricordi! Piccolissima fra i banchi stentavo
a rimanere tranquilla durante la funzione e le suore, allora sempre
presenti nella nostra educazione, mi rimproveravano il giorno dopo
dicendo che in chiesa serviva umiltà e decoro. Come si fa a parlare
di umiltà e decoro a bambine piccole che andavano dalle suore per il
ricamo? A nessuno interessava stare lì seduta quando fuori c'era il
sole e la campagna. Infatti spessissimo scappavamo nei campi dove era
possibile giocare in mezzo alle piante e salire sugli alberi come
ragazzacci, così diceva mia madre. Per la prima volta ho pregato la
Madonna forse perché il fisico si è indebolito e i problemi di
salute sono tanto per cui bisogna solo sperare di cavarsela. L'ho
guardata con altri occhi e mi è sembrato di vederla per la prima
volta E' bella e sembra che ti sorrida quando dici una preghiera.
Sono uscita
emozionata. Alla prossima puntata vi parlerò di come ho vissuto
l'attesa per l'arrivo dei carri.
Riprendo a scrivere e a parlare della corsa dei carri . La carrese è l'anima del paese. I buoi corrono ma corrono anche le persone che aiutano i buoi a raggiungere il traguardo per primi.Quando il carro vincitore arriva in paese si alza un boato che penetra si nelle orecchie ma arriva fino al cuore. Una volta, prima dell'arrivo e della partenza dei carri la gente mormora in albanese " Shëmërija ju bakoftë". E' il profano che entra nel religioso perché la frase vuole dire" La Madonna vi benedica".
Riprendo a scrivere e a parlare della corsa dei carri . La carrese è l'anima del paese. I buoi corrono ma corrono anche le persone che aiutano i buoi a raggiungere il traguardo per primi.Quando il carro vincitore arriva in paese si alza un boato che penetra si nelle orecchie ma arriva fino al cuore. Una volta, prima dell'arrivo e della partenza dei carri la gente mormora in albanese " Shëmërija ju bakoftë". E' il profano che entra nel religioso perché la frase vuole dire" La Madonna vi benedica".
Una vecchia foto della Carrese di Portocannone. Autore sconosciuto. |
La paura insieme
all'eccitazione si tagliava col coltello e famiglie intere
aspettavano "Qerret" per vedere i loro cari sani e salvi.
Ogni famiglia era rappresentata o dal cateniere o dai cavalieri o
dalle persone sopra il carro. Non esistevano più gjërit, miqtë e
gjitanija perché quello che importava era il carro che portava
integri i partecipanti che poi avrebbero avuto l'onore di portare la
Madonna in processione il giorno dopo.
Io seguivo papà, che essendo
stato un cateniere, era il primo ad arrivare in piazza. Allora il carro
vincitore doveva entrare attraverso la porta e fermarsi sui gradini
della chiesa. Papà mi metteva sulle spalle per farmi vedere meglio
l'arrivo. Era mutilato di guerra ma, nonostante la gamba di
legno, restava fermo "si lisi" come un albero. Era alto e
forte e noi lo adoravamo. Ricordo una volta, quando i carri arrivarono
quasi insieme ma vinsero i giovani, papà corse dall'amico cateniere,
lo abbracciò
e
disse" Bërët mirë". Poi
mi portò al BAR e mi offrì il gelato.
Lasciamo i ricordi e
torniamo al presente. Verso le tre eravamo in piazza in tempo per la
benedizione dei carri e per andare al Comune dove avevamo deciso di
assistere alla corsa. La corsa! Erano anni che non vedevo i carri
correre!
Mi sono venute in mente le storie che raccontava
papà,eravamo in attesa sotto il sole, quando lui, giovane e forte, tirava la catena che aiutava il carro ad andare per la giusta
strada. Come ricordo aveva perso le prima falange del dito medio ed
anulare della mano destra, perché i buoi avevano avuto uno scatto e
lui si era trovato con la catena che stringeva le dita. Papà lo
mostrava come un punto di forza e ci ha insegnato ad amare la carrese, perché è non solo la tradizione ma l'anima del paese.
Abbiamo
aspettato l'arrivo insieme a Cristina Acciaro con il cuore in gola.
Speravo che i colori fossero giallo e rosso e così è stato. Corsa
strana, due carri rovesciati ed arrivati in ritardo. Applausi per
tutti e niente risposte alle piccole miserie che uscivano dalla bocca
degli sconfitti. Il video che è stato postato ha risolto il mistero.
Oggi con calma mi sono abbandonata ai ricordi. Perdonatemi se ho
scritto troppo e vi ho annoiati.
Elsa, le emozioni e i ricordi che hai condiviso sono le stesse che mi ha sempre comunicato la mia mamma. Grazie per averle fatte rivivere.
RispondiEliminaRossella
Bellissimo. Grazie. Barbara
RispondiElimina