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sabato 14 aprile 2012

La Repubblica albanese compie 100 anni

di EMANUELA FRATE
(da Babelmed)

Ismail Qemali
L’Albania compie un secolo. Era il 28 novembre del 1912 quando Ismail Qemali proclamò l’indipendenza del Paese delle due Aquile dopo cinque secoli di dominio ottomano. Da un punto di vista storico cento anni non sono tanti ma per l’Albania questi cento anni sono trascorsi in fretta, in un susseguirsi di dominazioni, da un regime all’altro. Dopo essersi affrancato dall’impero ottomano, il piccolo paese sud balcanico vide l’annessione al regime fascista e poi a quello nazionalsocialista. Al termine della seconda guerra mondiale, l’Albania passò al regime comunista di Enver Hoxha, il più duro di tutti i regimi comunisti dell’Europa dell’est. Dal 1992, la storia è ben nota, le scene dei barconi carichi di disperati e l’esodo di massa a più riprese nelle coste pugliesi.
Oggi gli albanesi festeggiano il loro primo centenario- “Dita e Pavarësise” (giorno dell’Indipendenza)- con quella consapevolezza che il proprio suolo è stato violato per secoli diventando il teatro di molteplici sconvolgimenti politici che hanno portato il Paese in uno stato di arretratezza e chiusura di cui si sta faticosamente affrancando da un ventennio a questa parte. Le istituzioni nazionali, Sali Berisha in testa, offrono un’immagine di un’Albania desiderosa di lasciarsi il passato alle spalle e festeggiare, per tutto il 2012, questo anniversario dell’indipendenza guardando al futuro, all’Europa, al primo partner commerciale che è l’Italia dirimpettaia e agli arbereshe che sono il più naturale riferimento storico-culturale.
Nei discorsi degli ambasciatori intervenuti nel corso dei meeting e dei convegni organizzati anche in Italia dalle varie associazioni per celebrare il centenario sono stati spesso evidenziati i mirabili passi in avanti realizzati dalle istituzioni albanesi in vista della prossima adesione all’Unione Europea, viene sottolineato il progressivo miglioramento delle condizioni di vita degli albanesi, il forte impulso degli investimenti soprattutto stranieri, la convivenza pacifica fra le diverse confessioni religiose. Gli ultimi vent’anni di repubblica, dal crollo del regime comunista, hanno portato l’Albania a far parte della NATO, anche se l’ambizione più grande è quella di entrare a far parte dell’Unione Europea, ma per la gente normale, per i comuni cittadini, per gli albanesi residenti in Italia e all’estero, a parte la retorica istituzionale delle celebrazioni per il centenario realizzate in pompa magna, quel che regna è un clima di incertezza e, in alcuni casi, perfino di sfiducia.
I giovani albanesi che hanno conosciuto le nefandezze del comunismo solo nei racconti dei genitori, non vedono più di buon occhio neanche il modello capitalista e finanziario che tanti disastri sta provocando nel mondo occidentale. E gli occhi colmi di speranza di quegli albanesi che, nei primi anni novanta, affrontavano la traversata per mare pur di atterrare in Italia vista un po’ come un magico Eldorado (anche grazie alle trasmissioni televisive) sono oggi più spenti, consapevoli che anche il tanto agognato ingresso nell’Unione Europea non porterebbe probabilmente i benefici auspicati. Molti albanesi, infatti, stanno ritornando in patria dalla Grecia martoriata dalle ferree misure d’austerità imposte dall’Europa ed anche in Italia, molti albanesi stanno facendo i conti con lunghi periodi di disoccupazione. L’incertezza, il profondo senso di precarietà, lo scoramento che regna in molti giovani europei domina in misura perfino maggiore anche gli animi degli albanesi tant’è che, lo scorso inverno, sull’onda delle rivolte magrebine che hanno portato alla Primavera araba, anche in Albania si sono verificate delle rivolte, presto soffocate nel sangue, di giovani che reclamavano più diritti e delle riforme vere.

E’ un’Albania in bilico tra passato e presente che accetta suo malgrado la parata del “GayPride” che avrà luogo a Tirana il prossimo 17 maggio in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, pur di dare una parvenza di tolleranza alle istituzioni europee e al mondo intero che quel giorno avrà gli occhi puntati sul piccolo paese balcanico ma che in fondo accarezza ancora quel sogno della “Grande Albania” che comprenda tutti i territori albanesi di Kosovo, Macedonia, Grecia, Turchia, Bulgaria. Un’Albania che - in un groviglio di orgoglio nazionale, irredentismo, nuovo vitalismo religioso, inseguimento della libertà e della modernità - intende riscattarsi, intende mostrare all’Europa e al mondo intero il suo volto migliore. In questo centenario l’Albania ha affrontato e superato diverse dominazioni ma quella più difficile resta la sfida al futuro, un futuro che sembra sempre più incerto.


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