Durante
le celebrazioni per la Pasqua,
a
Frascineto è
consuetudine eseguire le
vallje,
le
tipiche
danze, o ridde, albanesi. Le
vallje sono formate
da giovani vestiti con
il ricco
costume tradizionale arbëresh, che tenendosi a catena per mezzo di
fazzoletti e guidati all'estremità da due figure particolari,
chiamati "flamurtarë" (portabandiera), si snodano per le
vie del paese eseguendo canti epici, rapsodie tradizionali, canti
augurali o di sdegno per lo più improvvisati.
Nelle
danze è consuetudine
coinvolgere
i “lëinjt” (i non albanesi, ossia i latini), che un apposito
gruppo di “untori”
ha già provveduto ad individuare annerendogli
il volto. Contemporaneamente,
altri giovani sono soliti ripetere il rito
del Teschio (kùtula).
La
tradizione dei Tintori.
Il
martedì di Pasqua, girano per il paese i Tintori, i quali provvedono
a segnare con la fuliggine il volto di chi non sa parlare
l’arbërisht, chiedendo all’ospite di pronunciare la frase “tumac
me qiqrra / tagliatelle e ceci”.
La
tradizione del Teschio (kùtula).
Giovani
incappucciati, vestiti di bianco, impersonano gli “spiriti” che
invitano gli anziani (non arbëreshë) a baciare
un teschio d’asino o di bue,
dicendo: “Mbaj
mend se ke të vdesësh (ricorda
che devi morire)”.
La
frase trae origine da una particolare usanza tipica dell'antica Roma:
quando un generale rientrava nella città dopo un trionfo bellico e
sfilando nelle strade raccoglieva gli onori che gli venivano
tributati dalla folla, correva il rischio di essere sopraffatto dalla
superbia
e
dalle manie di grandezza. Per evitare che ciò accadesse, un servo
dei più umili veniva incaricato di ricordare all’autore
dell’impresa la sua natura umana e lo faceva pronunciando questa
frase: “Memento mori! (Ricordati che devi morire!)”.
Il
seguito
memento
mori divenne
il motto dei monaci
trappisti.
Nessun commento:
Posta un commento